1. Principali fatti
I ricorrenti sono tredici cittadini turchi : Selim Sadak nato nel 1954 a Şırnak, Sedat Yurttaş nato nel 1961 a Diyarbakır, Mehmet Hatip Dicle nato nel 1955 a Diyarbakır, Sırrı Sakik nato nel 1957 a Muş, Orhan Doğan nato nel 1955 a Mardin, Leyla Zana nata nel 1961 a Diyarbakır, Ahmet Türk nato nel 1942 a Mardin, Nizamettin Toguç nato nel 1951 a Siirt, Naif Güneş nato nel 1956 a Kurtalan-Siirt, Mahmut Kilinç nato nel 1946, Zübeyir Aydar nato nel 1961 a Siirt, Ali Yiğit nato nel 1959 a Nusaybin, e Remzi Kartal nato nel 1954 a Şırnak.
Essi erano deputati della Grande Assemblea nazionale turca e membri del Partito della democrazia (DEP - Demokrasi Partisi). Alcuni mesi dopo la creazione del DEP nel 1993, il pubblico ministero chiese lo scioglimento di questo partito. Si rimproverava a tale partito di aver violato i principi della Costituzione e quelli della legge sui partiti politici, in conseguenza delle dichiarazioni di certi suoi membri così come del suo vecchio presidente, dichiarazioni aventi natura tale da attentare all’integrità dello Stato ed all’unità della nazione . Il 2 e 4 marzo 1994, a seguito della perdita della loro immunità parlamentare, i ricorrenti, Signori Dicle e Doğan, poi Signori Sakık, Türk e la Signora Zana furono arrestati e posti in stato di detenzione provvisoria alla loro uscita dal parlamento. Lo scioglimento del DEP così come la scadenza dei mandati parlamentari dei ricorrenti furono pronunciati il 16 giugno 1994 dalla Corte costituzionale. Frattanto alcuni ricorrenti, nel timore di essere perseguiti penalmente, fuggirono all’estero, i Signori Sadak e Yurttaş si presentarono al pubblico ministero e furono arrestati.
Accusati di separatismo e di attentato all’integrità dello Stato , alcuni ricorrenti furono condannati l’ 8 dicembre 1994 dalla corte di sicurezza dello Stato di Ankara, in applicazione della legge relativa alla lotta contro il terrorismo. Il sig. Sakık si vide infliggere tre anni di reclusione per propaganda separatista, i sig.ri Türk, Dicle, Doğan, Sadak e la sig.ra Zana 15 anni di reclusione per appartenenza a banda armata, ed il sig. Yurttaş sette anni e mezzo di reclusione per aiuto e sostegno ad una banda armata. Il 26 ottobre 1995, la Corte di cassazione cassò le condanne dei sig.ri Türk e Yurttaş ed ordinò la loro messa in libertà provvisoria, ma confermò quelle degli altri ricorrenti.
2. Procedura e composizione della Corte
I ricorsi sono stati presentati davanti alla Commissione europea dei Diritti dell’Uomo il 23 agosto e 16 dicembre 1994. Essi sono stati riuniti il 22 maggio 1995 e trasmessi alla Corte il 1° novembre 1998. Con una decisione del 30 maggio 2000, la Corte ha dichiarato i ricorsi ricevibili, salvo il ricorso n° 25144/94 che è stato dichiarato parzialmente irricevibile per quanto concerne l’articolo 5 ( diritto alla libertà ed alla sicurezza) della Convenzione.
La sentenza è stata resa da una camera composta da sette giudici , segnatamente :
Nicolas Bratza (Britannico), presidente Antonio Pastor Ridruejo (spagnolo), Jerzy Makarczyk (Polacco), Riza Türmen (Turco), Viera Strážnická (Slovacca), Matti Pellonpää (Finlandese), Stanislav Pavlovschi (Moldavo), giudici
Così come da Michael O’Boyle, cancelliere di sezione.
3. Riassunto della sentenza
Doglianze
I ricorrenti lamentano di essere stati dichiarati decaduti dal loro mandato parlamentare in seguito allo scioglimento del DEP ed allegano la violazione degli articoli 7 (nulla pena sine lege), 9 (libertà di pensiero), 10 (libertà d’espressione) e 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo. Essi denunciano parimenti una violazione del loro diritto alla libertà d’associazione garantito dall’articolo 11, e sostengono che la privazione dei loro emolumenti parlamentari ha violato il loro diritto di proprietà in violazione dell’articolo 1 del Protocollo n° 1. Infine, invocando l’articolo 6 § 1, lamentano di non aver goduto di un equo processo.
Con una decisione del 6 gennaio 2000, la Corte ha deciso che i ricorsi dovevano essere anche esaminati con riguardo all’articolo 3 del Protocollo n° 1 alla Convenzione.
Decisione della Corte
Articolo 3 del Protocollo n° 1
La Corte ricorda che l’articolo 3 del Protocollo n° 1 consacra un principio caratteristico di un regime politico veramente democratico, e che esso riveste nel sistema della Convenzione una importanza capitale. Essa rileva che nella fattispecie i ricorrenti furono dichiarati decaduti automaticamente dal loro mandato parlamentare a seguito dello scioglimento del DEP, e che questo scioglimento fu pronunciato dalla Corte costituzionale in ragione dei discorsi tenuti all’estero dal vecchio presidente del partito, e di una dichiarazione scritta promanante dal suo comitato centrale. Questa decadenza è indipendente dalle attività politiche individuali dei ricorrenti e discende unicamente dallo scioglimento del partito di cui i ricorrenti erano membri. La Corte nota parimenti che in forza di un emendamento costituzionale del 1995, il mandato di un deputato scade soltanto per suoi propositi o atti che hanno comportato lo scioglimento del partito. La Corte reputa che la misura adottata nella specie, cioè lo scioglimento immediato e definitivo del DEP così come il divieto fatto ai membri del partito di esercitare il loro mandato e le attività politiche riveste t un carattere di una estrema severità.
La Corte considera che la sanzione inflitta ai ricorrenti non potrebbe considerarsi proporzionata a qualsivoglia fine legittimo invocato dalla Turchia , che questa misura è incompatibile con la sostanza stessa del diritto di essere eletto e di esercitare un mandato, e che essa ha violato il potere sovrano dell’élettorato che ha eletto i ricorrenti. La Corte conclude di conseguenza per la violazione dell’articolo 3 del Protocollo n° 1.
Articoli 7, 9, 10, 11 e 14 e 6 § 1
Avuto riguardo alla sua conclusione quanto al rispetto dell’articolo 3 del Protocollo n°1, la Corte non ritiene necessario esaminare queste doglianze.
Articolo 1 del Protocollo n° 1
Considerando che queste misure sono degli effetti accessori alla decadenza del mandato parlamentare dei ricorrenti, costitutiva della violazione dell’articolo 3 del Protocollo n° 1, la Corte stima che non vi è luogo di esaminare questa doglianza separatamente.
Articolo 41
La Corte accorda ad ognuno dei ricorrenti 50.000 EURO, ivi compresa ogni ragione di pregiudizio. Quanto alle spese legali, essa accorda globalmente10.500 EURO ai ricorrenti Sadak, Zana, Dicle, Doğan, Türk, Sakık e Yurttaş, così come globalmente la somma di 9.000 EURO agli altri sei ricorrenti.
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