Caso Bottazzio

Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, CASI BOTTAZZI, A. P. , DI MAURO,
e FERRARI CONTRO ITALIA sentenze del 28 luglio 1999

 

COMUNICATO STAMPA

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Strasburgo) in data 28 luglio 1999 ha emesso quattro sentenze di condanna dello Stato italiano per la lentezza dei processi civili celebrati davanti ai giudici italiani.

Lo Stato italiano dovrà corrispondere oltre le spese legali, per danni materiali e morali al sig. Emilio Bottazzi di Genova lire 15.000.000, al sig. A. P. di Biauzzo di Codroipo (Udine) lire 30.000.000, al sig. Sebastiano Di Mauro di Terracina lire 5.000.000 , alla sig.ra Marcella Ferrari di Roma lire 15.000.000.

L’importanza di queste sentenze è data dalle considerazioni prettamente politiche che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha espresso nei confronti dello Stato italiano, testualmente:

<< In ognuno di questi casi, la Corte osserva innanzitutto che l’articolo 6 § 1 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo obbliga gli Stati contraenti ad organizzare le loro giurisdizioni in maniera di permetter loro di rispondere alle esigenze di questa norma. La Corte tiene a riaffermare l’importanza del principio che la giustizia non sia amministrata con dei ritardi che ne possano compromettere l’efficacia e la credibilità. La Corte ricorda in aggiunta che il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, nella sua Risoluzione DH (97) 336 dell’ 11 luglio 1997 (Durata delle procedure civili in Italia : misure supplementari di carattere generale), ha considerato che " la lentezza eccessiva della giustizia rappresenta un pericolo importante, segnatamente per lo Stato di diritto ".

La Corte sottolinea inoltre di avere già emesso a partire dal 25 giugno 1987, data della sentenza sul caso Capuano contro l’Italia, n.65 sentenze di constatazione delle violazioni dell'articolo 6 § 1 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo nelle procedure che si erano prolungate oltre il " termine ragionevole " davanti le giurisdizioni civili di differenti regioni italiane. Similmente, in applicazione degli articoli 31 e 32 del vecchio testo della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, più di n.1400 rapporti della Commissione Europea dei Diritti dell’Uomo (Strasburgo) si sono conclusi con la constatazione, da parte del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, della violazione dell’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, compiuta dall’Italia per la stessa ragione.

La ripetizione delle violazioni constatate dimostra che c’è un accumulo di inadempienze di natura identica ed abbastanza numeroso per ricondursi ad incidenti isolati. Queste inadempienze riflettono una situazione che perdura, a cui non si è ancora portato rimedio e per tale situazione gli utenti della giustizia non dispongono di alcuna via di ricorso interno.

Questo accumulo di inadempienze, inoltre, costituisce una pratica incompatibile con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.>>

 
 
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